Ricordando…. Alda

La carne e il sospiro

Io sono la tua carne

la carne eletta del dal  tuo spirito.

Non potrai mai visitarmi nel giorno

prima che il puro lavacro del sogno

mi abbi incenerita

per restituirmi a te in pagine di poesia,

in sospiri di lunga attesa.

Temo per il mio dolore,

come la se tua dolcezza

potesse farlo morire

e privarmi così di quel paesaggio misterioso

che  sono i ricordi.

Sono piena di riti

e della logica dei ricordi

che viene dopo, quando si affaccia alla mia vita

il rendiconto della verità giornaliera,

il sogno affogato nell’acqua.

Sono misteriosa come tutti,

ogni mio movimento è un miracolo

e tu lo sai,

ma il grande passo

che io possa fare è quello di venire da te

(un viaggio infinito senza ritorno,

forse un viaggio che mi porterebbe a morire

perchè io sono il canto e la lunga strada).

Il canto muore, va a morire

nelle viscere della terra

perchè io sono la misura

del tuo grande spettacolo di uomo;

sono lo spettatore vivo

delle tue rimebranze ma anche l’insetto,

l’animale che sogna e che divora.

Prima della poesia viene la pace,

un luogo sempiterno e pieno

sopra il quale non passa nulla,

neanche un veliero;

prima della poesia veine la morte,

qualche cosa che balza e rimbalza

sopra le acque, il lungo cammino

di una folla di genio e di malizia

che porta lontano,

ma io e te siamo soli

come se fossimo stati creati

primi e per la prima volta;

io e te siamo riemersi dal fango della folla

e giornalmente tentiamo di rimanere soli

in questa risma di carte

che è il grande spettacolo dei vivi.

Io e te siamo esangui,

senza voglia di finire questo incantesimo.

Incolori e indomiti, siamo soli

nel limbo del nostro piacere

perchè  io e te

siamo pieni di amore carnale,

io e te.

Alda Merini ( a Sergio Bagnoli)

11 commenti su “Ricordando…. Alda

  1. Tu non sai che di te si fece vela il vento

    Tu non sai che di te si fece vela il vento
    Tu non sai che delle tue parole si gonfiò l’onda
    E della “miseria” si impoverì l’umano scaltro
    Tu non sai che l’oceano si gonfiava delle tue armonie
    E il fondale limpido innalzava i tuoi versi
    E non sai che nel giorno dei Santi
    È avvenuta la tua Rinascita…

  2. Ogni volta che leggo una poesia di Alda Merini,mi vengono i brividi e provo un senso di dolore e non sempre riesco a finire la lettura. Forse perchè riconosco il dolore, l’ho vissuto e purtroppo i ricordi si riaffacciano e allora leggendole è come farmi del male ancora una volta.ciao

  3. Ho trovato questa frase si Alda che a mio giudizio è magnifica. Vorrei condividerla con chi l’ha amata e la ama:
    “A volte Dio uccide gli amanti perchè non vuole essere superato in amore..”

  4. Tripudio d’amore

    Ti ricordi giovinezza
    Quel tripudio d’amore
    Che spesso arrossiva
    Tra le ginestre in fiore
    Negli angoli felici del viale
    Sospiravi davanti ad una madonnina.
    E l’odore del mare ancheggiava
    La pelle ambrata sotto la luna
    Miriadi di stelle ora contemplano
    L’unione felice ..
    E tra le onde del grano
    Ricamo ancora quel tripudio d’amore.

    Credere d’Autunno

    Credere d’Autunno
    Quando le foglie cadono..
    “Aspettano un tempo
    Della Primavera”.
    Credere nel silenzio
    Dei nostri giorni
    Che battono il sentiero
    Solitario del plasma
    E’ credere
    Al freddo dell’Inverno,
    Alle nostre tribolazioni
    Che avranno una fine.
    E’ credere
    Che senza l’Autunno
    Non verrà mai la “Primavera”.

    Ti parlerò d’amore e di poesia

    Ti parlerò d’amore e di poesia Omero
    “Padre universale del verso”
    Ti citerò nel tempo
    Con simili ricordi
    Di donna..
    E del naufrago
    Che soggiace alle grazie di “Nausicaa”
    Ne parlerò con voce di mistero.
    Ora che il tempo ..
    Ha deturpato le mie grazie di donna
    Mi sovviene
    Che non sono mai stata per l’uomo
    Una dolce ancella..
    E nel mio cuore imperativo
    Alberga da sempre
    Una “Circe” di amore maturo.

    Il muschio nel viale

    Come si fa
    A credere che
    La casa nel bosco
    È una magica Cattedrale
    Riempita di muschio.

    Come si fa quando
    Arriva l’Inverno
    A togliere il muschio
    Dai propri giorni

    Come si fa
    A sorridere quando
    Hai compreso
    Che la vita è
    Un presepe vivente.

    La tazza di latte di Proust

    Seduta in un angolo sperduta
    La tazza di latte di Proust
    Mi consola
    Senza maschere ritorna
    E vuota o piena mi gioca
    Nei momenti del destino.
    Quanta pace avrebbe dato
    Se le maschere
    Fossero cadute
    E ciò che mi rimane
    E l’origine del tempo.

    Parlerò di Paradiso

    Parlerò di Paradiso
    Al mio animo affranto
    Parlerò di un fiume
    Della Bibbia
    Che molti già conoscono
    Quando le giare saranno antiche
    E l’umano trasparente.
    Saranno rose e spine
    Le visioni dello spirito
    Lungo il fiume.
    E mi corrode
    Il tarlo del mio sangue
    Senza amore.
    Davanzale senza Luce
    È il bisogno dei miei giorni..
    E per vivere parlerò di poesia
    Dei Santi e dei Profeti
    Senza mai stancarmi
    Fino alle porte della morte
    In Paradiso.

    Sui piani del mentale la poesia

    E il mare regna sovrano
    Sui piani del mentale
    Come vulcano
    Ti rapisce la poesia.
    Cadono sui monti
    Parole di fuoco
    E il Se brucia
    Nel sacrificio del sapere.
    Cade anche l’amore
    Che si apre
    Al volere Spirituale:-
    E Dio che fa luce!
    E sotto i piedi vacilla
    Per incanto
    La struttura del reale.
    E’ magico e fanatico
    Il potere della Luce
    E’ visione illuminata
    dell’Amare Universale.

    E’ già mattina

    Forse Dio
    Mi riconosce
    Quando è già mattina
    Quando si accendono
    Sul mio viso i sorrisi
    Della luce del sole
    E la visione struggente
    Delle rosse camelie;
    Non parlo di visioni
    Ma d’amore emozionale
    E il rosso che mi inganna
    Uccide il fisico anormale.
    Parlerò di Paradiso
    Quando il sole
    È già tramonto
    E l’alba mare oceano
    Che gia regna
    Nei fondali
    Della mia sconosciuta ombra
    Ed il cuore sarà già “l’anima”.

    L’epilogo del verso sonante

    Penetra l’ombra dell’uomo,
    L’epilogo del verso sonante
    Che fugace
    Trasfigura l’umano.
    Penetra nel verso di fede
    L’orbita del vedere
    Sotto le ciglia socchiuse
    Distese di nebbia.
    Penetra nel fuoco sacro
    La silloge
    Che accarezza l’essere
    E simultaneo diventa
    Presente nel metafisico
    Come suono
    D’epilogo pregnante della vita.

    La sigla dell’eterno

    Quante volte siamo rimasti
    Con le spalle al muro
    Dove l’eterno
    Ha inebriato di spirito
    La natura;
    Quante volte
    Ci siamo rivolti al Signore
    Per siglare la nostra vita
    Quante volte
    Abbiano visto nascere il sole
    E declinare il tramonto
    Credo che a Itaca
    Ci andremo tutti
    Ora che l’eterno ha bussato
    Nelle nostre case
    Per siglare le nostre radici.
    Poesia dell’algida luna

    Poesia dell’algida luna
    Dormi come una barca
    Nel porto oscuro del divenire,
    Quante risposte diventano
    Figlie del tempo
    Quanti sonetti sopiti
    Riposano nell’abisso dell’anima;
    Crudele fu quel tono pacato dell’amore
    Che diventò centurione mortale
    Dell’Universo
    E “donna” fu il” sole”
    Che dischiuse inconsapevole il dolore
    E la conchiglia con l’uomo blasfemo..
    A una certezza
    E un patto con Dio.

    Quel soffio d’Autunno

    Quel soffio d’autunno
    Spira leggero
    Dentro l’arca incantata.
    Quel soffio di vento
    Armonico e secolare
    Non smuove la “vecchia quercia”
    Nutre il suo arrivo in Paradiso.
    Marmorea e plateale
    L’oceano si tinge di blu
    Combatte
    Nello Spirito
    Il verbo del male .
    Ora quando l’oceano tace
    La vecchia (quercia risorge).

    Gardenia fiore d’Autunno

    Anche d’Autunno
    Quel uomo blasfemo
    Guardava la Sposa
    E tirato ubriaco d’illusioni
    Pensava alla sua gardenia perduta
    Avrebbe voluto essere galante
    Ma il sogno amava il potere
    E un giorno decise di andare.
    La casa vissuta spuntava di erbacce..
    E spuntavano ancora
    Gardenie nella neve d’Inverno.
    Nel tempo la sposa
    Viveva nel suo giardino
    Di gardenie in fiore.
    Era l’Inverno un giorno..
    Vicino al sapore dell’uomo vecchio
    E spuntò una gardenia graziosa
    Nel giardino dei mancati sposi.

    L’Autunno antico

    D’Autunno l’antico..
    Ha ancora il sapore
    Dell’Estate negli occhi
    E la gardenia sogna
    I colori della verde età.
    Conta molto ..il tepore
    Dell’anima che canta
    Come usignolo
    Davanti alla finestra del tempo,
    Davanti ad uno sguardo pacato
    Rivolto al cielo blasfemo.
    Conta molto sapere
    Che d’Autunno
    Cadono i giorni
    Nella terra Eterna del ritorno.
    Dei ricordi
    Mi consola
    L’isola felice
    Del presente vissuto.

    L’autunno di parole

    Non conta l’ultimo tramonto
    D’autunno.
    Di parole l’eterno
    Ti chiama.
    È un sogno
    Destare la mente
    Che non tradisce
    La comparsa di una rosa
    Nella tua anima.
    Non conta che il mare
    Riposa.
    Ai sensi l’autunno
    Descrive la vita dell’uomo
    Di parole coniate nel tempo..
    Con versi di pianto
    Che diventano musica
    L’inno di Dio.

    Lacrime e poesia

    E’ un mazzo di mughetto
    Intriso di lacrime e poesia
    La mia vita consumata.
    E’ un mughetto Stanco
    Il mio germoglio di madre
    Feconda.
    Ha il tarlo
    Di una rete di pescatore,
    Si agita nell’oceano
    E sulla battigia stanca
    Si adagia il mio corpo lunare.
    Di incanto
    Che meraviglia
    Questo mazzo di mughetto..
    Aspetta ancora che lei sia
    “La Sposa più bella”
    Aspetta ancora
    Il Messia Sposo come
    La Donna di fiori.

    Lungimiranti floreali di turchino

    Penso a te
    Vita lungimirante e floreale
    Nell’azzurro turchino
    Penso ai fiori
    Dell’Essere
    Nei coralli dell’abisso
    Cerco l’edera del mondo
    Sotto gli alberi dei pini
    Ma una quercia spunta bella
    E mi sorride..
    “Secolare e appagante”
    E’ la sua chioma
    Mi richiama
    Ai giorni del destino
    E ancora ..e ancora
    Cosi radiosa
    Spunta la mia alba.

    Cerco l’ alba del ritorno

    Cerco l’alba del ritorno
    Nel volto della gente emarginata
    Quando l’anima soffre
    Per donare agli altri la mia vita..
    Cerco il fiume della fonte
    E mi disseta il limo
    La tua Presenza;
    Cerco il fiume che purifica
    Quando il vento
    Spira piano e l’azzurro
    Irrompe l’alba
    Con raggi immacolati
    E un verde incantato.
    Cerco l’alba di Maria
    Quando sono in pace
    Con me stessa
    E dono agli altri
    Il mio respiro
    Di pensieri
    E mi accordo di sognare
    Quando cerco la mia vita
    come esempio dell’Esistere.

    Pergole amare di profumi

    Pergole amare di profumi
    Si sono guadagnate le essenze;
    Non sono i tannini
    Il profumo di mio padre
    E le vecchie foglie di pergole
    Del vigneto
    Era la sua presenza l’essenza
    Dei tannini
    E il ritorno del ricordo
    Nei miei giorni di vita.
    Si consuma la nostalgia..
    Pare sia poesia dell’esistere
    O il ritorno al ricordo del passato
    O la fanciullezza andata..
    Volano le farfalle
    Volano le lucciole
    E avvolte anche le libellule
    Nei pensieri tristi
    Del presente.
    Tornerò a casa
    Alla destra di Dio Padre
    Insieme
    A mia madre e mio padre
    Sotto pergole di glicine in fiore.
    Vibra il grano nel grembo della Madre

    Vibra il grano
    Nel ventre della Madre
    E nessuno può pensare
    Che sia il miracolo della vita.
    Vibra il seme dell’Altissimo
    Conta i chicchi
    Davanti all’altare del suo tempio
    E Gesù ancora non è nato.
    Conta il grano
    Nello Spirito
    La Colomba nella chiesa
    E il Messia si incanta
    Quando aspetta
    Tutti alla sua mensa..
    Soprattutto i peccatori
    E gli affamati.
    Prende tempo Maria
    A insegnare che il Signore ci l’istruisce
    E cerca sempre la visione dell’umanità
    Sotto il seme del buon Dio.

    Il giunco fiorito

    Il giunco fiorito
    E’ comparso
    Sull’arida collina
    Vicino al camposanto
    Dove i giorni..
    Non hanno mai smesso
    Di esistere;
    Il giunco della giovinezza
    Lussureggiante
    Pullula nell’anima
    Come dolce poesia
    Mentre l’Essere
    E’ Ubriaco..
    E umiliato
    Sotto la verga
    Dell’uomo.
    Il giunco ora mormora
    E tace per non perdere
    La Consapevolezza
    Del suo Essere.

    Il mughetto e il codice della lunga vita

    Nel mio mazzo di Sposa
    Il mughetto è scomparso
    E la mimosa trionfante
    Ha bruciato le sue essenze
    E il codice della lunga vita;
    Povero Sposo
    Si è dimenticato
    Della fede nuziale!
    Ora ramingo
    Cerca la Sposa.
    Peccato che non si è accorto
    Del tetto rovinato
    Della sua casa!
    Ora ..dormono accovacciati
    I suoi spermatozoi in fiore.

    La finestra dentro nuvole

    È un cielo il mare
    E la finestra dentro
    Le nuvole
    E’ una nube
    Di desideri speciali
    E di ombre che si dissipano
    Al sapore di un brivido
    Di Eternità.

    Quel bocciolo di rosa…

    Quel bocciolo di rosa
    Sudava di brina
    Era ombre dentro
    Il porto inquinato.
    Quel bocciolo avvizzito
    Restava ingabbiato
    Nel fumo delle ciminiere..
    E lontana come una vaporiera
    Tornava al passato.
    Quel bocciolo stanco
    Restava immobile:-
    Nelle gelide acque
    Bloccava il dolore
    Della nostalgia:-
    “Erano solamente i ricordi
    Che tornavano invadenti
    Nel porto di Taranto.”

    Ho gettato il mio cuore in mare…

    Ho gettato il mio cuore in mare
    E le onde hanno lievitato
    Il tramonto del sole.
    Ho gettato i remi
    Della mia barca
    E la vita ha cercato
    Un porto sicuro.
    Era bello quel rosso
    E quel viola
    Sapeva di passione.
    Ho cancellato gli anni
    E gli attimi del mio presente
    E la gioia dentro il mio cuore
    Ha ripreso a nuotare
    “Ero viva ero salva”…

    I fiori di Ofelia

    Sulle orme di Ofelia
    Brizzolati
    Tremuli fiori cascano
    Nel mare di grano.
    Nei campi di girasoli
    Un paese lucano
    Muore di nostalgie
    E “Ofelia”grida
    Disperata
    Senza una madre e padre..

    I ritmi del silenzio di filari Settembrini

    I ritmi del silenzio di filari settembrini
    Pullulano nei vigneti dei ricordi
    E un padre già cenere negli anni
    “Sbiadito nei ricordi “..
    Torna a vendemmiare.

    E un ciclo di ritorno
    Ai luoghi dell’infanzia
    Dove asini lungo le mulattiere
    Segnano la via della vendemmia.
    Sono acini e tannini che fermentano
    Nei tini e l’acqua alla fontana
    Porta un vino corposo
    E di annata
    Che scompare piano ,piano
    con il ritorno
    Alla ricchezza e del progresso.

    Le stelle di San Lorenzo

    Molte stelle brillano
    In cielo
    E il mare immenso
    Respira lucciole amanti
    Come bagliori
    Di mistero.
    Poche sono le stelle
    Che cadono.. e “una”
    Perde tutto..
    Anche il desiderio
    Della Rinascita.

    Improvvisa e silenziosa
    Quasi furtiva “Eva”
    Innalza la sua preghiera al Signore
    E San Lorenzo brilla nell’Universo.

    L’Eternità

    Si sciolgono i colori
    Della mente
    E limpidi come ruscelli
    Cascano i “raggi del sole”
    Dell’Archetipo-

    Piano, piano
    Tornano i pensieri
    Del cuore
    Come pezzi d’argento
    A conquistare
    L’armonia feconda
    Dell’Essere..
    E libera la “donna”
    Si allontana dalla terra
    Al cielo .
    L ungo il sentiero
    Immobile la serpe
    Si accovaccia
    E la notte ti rimbomba
    Come tamburo battente
    Di un Capolinea..
    Poi si accendono
    I colori consumati
    Di una “lacrima”
    E su di essa
    Brilla solitaria l’Eternità.

    L’Infinito amore del Creatore

    In San Francesco da Paola
    Ho amato il Creatore
    Le piccole rondini
    Nella Cattedrale
    E i colombi arrampicati
    Sul pendolo di foucault
    Sento già l’inno della festa
    Della madonna di Anglona
    Tra l’Agri e il Sinni
    E i rossi calanchi.
    Sento già la Sposa
    Che si innalza al Creatore
    Tra i resti del tempio di Demetra
    E sua figlia Persefone,
    E vedo i raccolti abbondanti di spighe
    Portati in dono alla Vergine
    Madre di DIO
    Nelle mura radiose
    Della vecchia Pandosia.

  5. La poesia ha alcuni versi sbagliati…

    “la carne eletta dal tuo spirito” è invece “la carne eletta del tuo spirito”
    “Temo il mio dolore”, è invece “Temo per il mio dolore”
    “come la tua dolcezza” è invece “come se la tua dolcezza”
    “ogni movimento è un miracolo” è invece “ogni mio movimento è un miracolo”
    “il canto va a morire” è invece “il canto muore, va a morire”
    “Incolori, indomiti, siamo soli” è “incolori e indomiti, siamo soli”

    Altrimenti il senso cambia notevolmente, specie nei versi iniziali…
    Nella poesia ci vuole precisione.

    • Grazie per le tue correzioni!!!
      Quando ho pubblicato la poesia l’ho scopiazzata dal web….
      in seguito ho comprato “La volpe e il sipario”… ma non ho fatto un spunta così puntuale del testo
      per verificare eventuali imprecisioni… Solo tu, che devi essere una vera appassionata di poesia,
      hai saputo correggermi…. e te ne sono grata!

  6. Figurati 😉
    Anzi speravo di non essere fraintesa… non è molto simpatico annotare i vari errori! Anche tu quindi devi essere una vera appassionata di poesia!
    A presto!

    J.

  7. La collina dei sogni

    Stanno seccando le rose
    Sulla collina dei sogni
    E la mitraglietta spara
    Impazzita bucando
    I crepuscoli infuocati.
    Stanno leggendo i miei pensieri
    I lupi affamati sulla collina
    E il treno dei desideri
    Ha deragliato l’amore
    Sull’ultimo binario..
    Una carrozza arrugginita
    Ha un vecchio giaciglio fiorito..
    E l’immaginario fiorisce
    Anche d’inverno..
    Stanno sparando i nemici
    Raffiche di piume
    Nel centro dell’anima
    Il giaciglio si illumina
    E mi lascio scaldare
    dal tepore della paglia…

Lascia un commento