Risalire il corso del tempo…

“Questo intendo quando dico che vorrei risalire il corso del tempo: vorrei cancellare le conseguenze di certi avvenimenti e restaurare una condizione iniziale. Ma ogni momento della mia vita porta con sé un’accumulazione di fatti nuovi e ognuno di questi fatti nuovi porta con sé le sue conseguenze, cosicché più cerco di tornare al momento zero da cui sono partito più me ne allontano: pur essendo tutti i miei atti intesi a cancellare conseguenze d’atti precedenti e riuscendo anche a ottenere risultati apprezzabili in questa cancellazione, tali da aprirmi il cuore a speranze di sollievo immediato, devo però tener conto che ogni mia mossa per cancellare avvenimenti precedenti provoca una pioggia di nuovi avvenimenti che complicano la situazione peggio di prima e che dovrò cercare di cancellare a loro volta. Devo quindi calcolare bene ogni mossa in modo da ottenere il massimo di cancellazione col minimo di ricomplicazione”.

Italo Calvino “Se una notte d’inverno un viaggiatore”

Ti aspetto qui…. quando ti va…

C’è un solo vaso di gerani
dove si ferma il treno,
e un unico lampione,
che si spegne se lo guardi,
e il più delle volte
non c’è ad aspettarti nessuno,
perché è sempre
troppo presto o troppo tardi.

“Non scendere”, mi dici,
continua con me questo viaggio
e così sono lieto di apprendere
che hai fatto il cielo
e milioni di stelle inutili
come un messaggio,
per dimostrarmi che esisti,
che ci sei davvero.

Ma vedi, il problema non è
che tu sia o non ci sia
il problema è la mia vita
quando non sarà più la mia,
confusa in un abbraccio
senza fine,
persa nella luce tua, sublime,
per ringraziarti
non so di cosa e perché.

Lasciami
questo sogno disperato
d’esser uomo,
lasciami
quest’orgoglio smisurato
di esser solo un uomo;
perdonami, Signore,
ma io scendo qua,
alla stazione di Zima.

Alla stazione di Zima
qualche volta c’è il sole
e allora usciamo tutti a guardarlo
e a tutti viene in mente
che cantiamo la stessa canzone
con altre parole
e che ci facciamo male
perché non ci capiamo niente.

E il tempo non s’innamora due volte
di uno stesso uomo
abbiamo la consistenza lieve delle foglie,
ma ci teniamo la notte per mano
stretti fino all’abbandono,
per non morire da soli
quando il vento ci coglie.

Perché vedi, l’importante non è
che tu ci sia o non ci sia:
l’importante è la mia vita
finché sarà la mia.
Con te, Signore
è tutto così grande,
così spaventosamente grande,
che non è mio, non fa per me.

Guardami,
io so amare soltanto come un uomo
guardami,
a malapena ti sento,
e tu sai dove sono…
ti aspetto qui, Signore,
quando ti va,
alla stazione di Zima.

(La stazione di Zima – Vecchioni – Pareti)

Sedici-dieci

DUE AMANTI FELICI

 

Due amanti felici fanno un solo pane,

una sola goccia di luna nell’erba,

lascian camminando due ombre che s’unisco,

lasciano un solo sole vuoto in un letto.

Di tutte le verità scelsero il giorno:

non s’uccisero con fili, ma con un aroma

e non spezzarono la pace né le parole.

E’ la felicità una torre trasparente.

L’aria, il vino vanno coi due amanti,

gli regala la notte i suoi petali felici,

hanno diritto a tutti i garofani.

Due amanti felici non hanno fine né morte,

nascono e muoiono più volte vivendo,

hanno l’eternità della natura.

Pablo Neruda.

Partecipazione

La libertà

Giorgio Gaber

(1972)

Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Vorrei essere libero come un uomo.

Come un uomo appena nato che ha di fronte solamente la natura
e cammina dentro un bosco con la gioia di inseguire un’avventura,
sempre libero e vitale, fa l’amore come fosse un animale,
incosciente come un uomo compiaciuto della propria libertà.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia
e che trova questo spazio solamente nella sua democrazia,
che ha il diritto di votare e che passa la sua vita a delegare
e nel farsi comandare ha trovato la sua nuova libertà.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche avere un’opinione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come l’uomo più evoluto che si innalza con la propria intelligenza
e che sfida la natura con la forza incontrastata della scienza,
con addosso l’entusiasmo di spaziare senza limiti nel cosmo
e convinto che la forza del pensiero sia la sola libertà.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche un gesto o un’invenzione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

Da “Dialogo tra un impegnato e un non so”

“Tre milioni di votanti, cinquantamila volontari in diecimila seggi, decine di milioni di euro raccolti. Se qualcuno nel Pd ha ancora dubbi sulle primarie è un pazzo. Sono l’elemento più identitario del partito, dal giorno della nascita”.
CURZIO MALTESE

Penelope

Che coppia!!!

Che coppia!!!

Volver,

con la frente marchita,

las nieves del tiempo platearon mi sien.

Sentir,

que es un soplo la vida,

que veinte años no es nada,

que febril la mirada

errante en las sombras te busca y te nombra.

Vivir,

con el alma aferrada a un dulce recuerdo,

que lloro otra vez.

Tengo miedo del encuentro con el pasado

que vuelve a enfrentarse con mi vida.

Tengo miedo de las noches que,

pobladas de recuerdos,

encadenen mi soñar.

Pero el viajero que huye,

tarde o temprano detiene su andar.

Y aunque el olvido que todo destruye,

haya matado mi vieja ilusión,

guarda escondida una esperanza humilde,

que es toda la fortuna de mi corazón

.Volver, con la frente marchita,

las nieves del tiempo platearon mi sien.

Sentir, que es un soplo la vida,

que veinte años no es nada,

que febril la mirada errante en las sombras

te busca y te nombra.

Vivir, con el alma aferrada a un dulce recuerdo,

que lloro otra vez.

Ode al suo aroma

Mia dolce, di che profumi, di Quale frutto,

Quale di Stella, di Foglia Quale?

Vicino alla tua piccola ORECCHIA

o sulla tua fronte mi chino, inchiodo

Il naso tra i capelli e il sorriso

cercando, Conoscendo l’origine del tuo aroma:

è dolce, ma non è fiore, non è la pugnalata

del garofano penetrante

o impetuoso aroma di violenti

gelsomini, è qualcosa, è terra, è

aria, legna o mele, odore

della luce sulla pelle, aroma della foglia

dell’albero della vita con polvere di strada

e freschezza di ombra mattutina

Nelle radici, odore di pietra e fiume, ma

Tiepido più Simile a una pesca, al

pulsare segreto del sangue,

odore di casa pulita e di cascata,

fragranza di colomba e chioma,

aroma della mia mano Che ha percorso la luna del tuo corpo,

Le stelle della tua pelle stellata, l’oro, il grano, il pane del tuo contatto, e lì,

Nella longitudine della tua luce folle,

Nella coppa Nella tua circonferenza di giara,,

negli occhi dei tuoi seni, tra le tue grandi palpebre

E la tua bocca di schiuma,

in tutto lascio, lascio la mia mano odore d’inchiostro

E selva, sangue e frutti perduti, fragranza

di pianeti dimenticati, di carte vegetali puri, lì

Il mio stesso corpo Immerso Nella freschezza del tuo amore,

Amata, come in una sorgente o nel suono di un Campani le

lassù tra l’odore dei cielo e il volo degli ultimi uccelli,

amore, odore, parola della tua pelle,

della lingua nella notte della tua notte,

del giorno nel tuo sguardo.

Dal tuo cuore il tuo profumo vendita

Dalla terra come la luce fino alla cima del ciliegio:

Nella tua pelle io trattengo il tuo battito

E ASPIRO l’onda di luce che sale,

la frutta immersa Nella sua fragranza,

La Notte Che respiri, il sangue Che percorre la tua bellezza

fino ad arrivare al bacio che mi aspetta sulla tua bocca.

Pablo Neruda.

Butterfly

Un bel dì vedremo Madama Butterfly

Un bel dì, vedremo
levarsi un fil di fumo
sull’estremo confin del mare.
E poi la nave appare.
Poi la nave bianca
entra nel porto,
romba Il suo saluto.
[…]
Vedi? È venuto!
Io non gli scendo incontro. Io no.
Mi metto là sul ciglio del colle e aspetto,
E aspetto gran tempo
E non mi pesa,
La lunga attesa.

E uscito Dalla folla cittadina,
Un uomo, un picciol punto
s’avvia per la collina.
Chi sarà? chi sarà?
E come sarà Giunto
Che dirà? Che dirà?
Chiamerà Butterfly Dalla lontana.
Io senza dar risposta
me ne starò nascosta
Un po ‘per celia
E un po ‘per non morire
al primo incontro;
Egli ed alquanto in pena
chiamerà, chiamerà:
“Piccina Tante,
olezzo di verbena ”
I nomi che mi dava al Suo venire.

Tutto questo avverrà,
te lo prometto.
Tienti la tua paura,
io con sicura fede l’aspetto.

Butterfly2006_81